“Chiaroscuro” di Grazia Deledda

Raccolta di 22 racconti pubblicata nel 1912.

"Chiaroscuro" di Grazia Deledda.
“Chiaroscuro” di Grazia Deledda.
  • Chiaroscuro
  • Le tredici uova
  • Un grido nella notte
  • Il cinghialetto
  • La porta aperta
  • La porta chiusa
  • Il Natale del consigliere
  • Padrona e servi
  • Le scarpe
  • Al servizio del re
  • La scomunica
  • L’uomo nuovo
  • Lasciare o prendere?
  • La volpe
  • La cerbiatta
  • La festa del Cristo
  • Un po’ a tutti
  • Libeccio
  • La moglie
  • I tre fratelli
  • L’ultima
  • La vigna nuova

Dall’incipit del libro:

CHIAROSCURO

L’uomo era bello, – alto, agile, con un viso bruno e rapace di arabo adolescente, – e sembrava sincero quanto il suo passato era brutto e torbido. Ma a sentirle raccontare da lui le sue vicende avevano un sapore quasi romantico. Seduto sullo sgabello che la sua piccola padrona di casa s’era affrettata a metter fuori della porta appena la figura di lui era apparsa in fondo alla piazza illuminata dalla luna, con le braccia nervose incrociate sul petto, la gamba destra attorcigliata intorno alla sinistra, ogni tanto egli si voltava contro il muro per sputare, sollevava il viso scuro ove il bianco dei denti e dei grandi occhi neri brillava anche nella penombra, e raccontava.

La sua voce era sprezzante. Egli si rivolgeva alla donna accoccolata sullo scalino della porta e che lo ascoltava religiosamente, ma alzava la voce per farsi sentire anche dai vicini di casa appoggiati qua e là ai carri vuoti bianchi di calce, o aggruppati in mezzo alla piazza, in fondo alla quale sorgeva una montagna che sembrava di marmo.

Ma i vicini non badavano più a lui (avevano sentito tante volte la sua storia), e preferivano aggrupparsi intorno a Sidòre, un piccolo maestro di muri1 che era anche padrone di una fornace di calce e dava loro da trasportare la sua merce.

– Che cosa credi, Sabé, – diceva lo straniero, – che la mia famiglia sia una famiglia qualunque? È forse la prima del mio paese: va e domanda se non credi. Mio padre ha beni e denari, e se vuole può far a meno di salutare il vescovo, tanto egli è ricco…

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