Racconto lungo pubblicato nel 1879 sulla Nuova antologia di scienze, lettere ed arti, Serie 1 v. 13 p. 103-122, 266-287
Dall’incipit del libro:
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NOVELLA
Il corridoio era lungo lungo lungo che pareva non finisse mai; e così nero che per poco le tenebre non si palpavano come quelle d’Egitto. Un profondo silenzio avrebbe fatto sentire là dentro persino l’aleggiar d’una mosca.
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Con le scarpe sotto le ascelle, trattenendo il respiro, sbarrando gli occhi, spingendo in avanti il capo ed il petto, io procedeva a piè nudi senza fermarmi mai. Volevo andar diritto come freccia lanciata, ma non riuscivo se non a segnar ghirigori a guisa d’ebbro. Perciò ogni tantino rasentavo una panca, urtavo una tavola, una seggiola; insomma, fu miracolo e grande se non misi il campo a rumore prima del tempo.
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Ma a mezzo il corridoio quel silenzio di tomba fu rotto improvvisamente, e proprio a due passi da me. Son fritto!! Il sangue mi diede un tuffo, e restai sospeso un momento fra la vita e la morte!…
Non era nulla. L’orologio a pendolo prima di scoccare a buono faceva per un pezzetto lo stridìo che mi aveva gelato il sangue.
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Una…. due…. tre. Le tre dopo la mezzanotte. C’è che ire prima dell’alba. Avanti, avanti, che il più è fatto, giacchè ho traversato senza guai la camera del padre Domenico….
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Ciao, bentornato!!!
Da quanto sei nuovamente in linea?
Non so se ti ricordi del mio nome… ti seguivo qualche anno fa (sono quello che ti ha passato delle foto del diploma di Salgari)
Grazie per quello che stai pubblicando!!
Ciao. Bentornato anche a te.
Mi ricordo benissimo di te. Giusto qualche giorno fa pensavo alla foto che mi avevi mandato (che ho perso in un crash di qualche computer fa).
Ho riaperto il blog a metà dicembre 2020.