“Fascino arcano” di Giuseppe Baffico

Racconto pubblicato nel 1893 sulla Nuova antologia di scienze, lettere ed arti, Serie 3 v. 47 , p. 244-276.

"Fascino arcano" di Giuseppe Baffico.
“Fascino arcano” di Giuseppe Baffico.

Dall’incipit del libro:

FASCINO ARCANO
NOVELLA

Qualche onda del lago ricorda ancora.

Molti secoli son passati; ma nel fondo del lago stanno le onde antiche, nelle quali si rispecchiarono i marmi del tempio di Giove eretto in sulla vetta del monte Albano: – e sono esse che ricordano.

Un giorno – mentre il fiotto della barbara marea tempestava intorno alle fatali mura di Roma – le onde del lago Albano videro una pallida figlia dei Goti curva su loro, colle pupille azzurre dilatate, coi lunghi capelli biondi spioventi giù per le guancie e sul seno.

Le avevano detto che bisognava abbandonare Roma e il suo cielo.

Belisario, ultimo raggio del genio greco, splendente nel tramonto avanzato di Roma, aveva respinto Vitige ed i suoi; la via Flaminia, indicante il nord ai vinti, risuonava di grida e di armi; il ponte Milvio traboccava la gente Gota nel Tevere, che, come un impassibile vittimario la inghiottiva spegnendola.

Bisognava abbandonare la dolce terra tante volte sognata fra le nebbie della Germania lontana!

Ritta sul sommo del colle la figlia dei Goti aveva interrogato esterrefatta le spirali di fumo che qua e là dall’immenso piano ondulato si levavano in alto, come da roghi oramai spenti, da sacrifici oramai consumati; aveva interrogato i lunghi nembi di polvere che segnavano il piano dileguandosi lontani come investiti dal vento.

Erano le vie della fuga!

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