“La rallegrata” di Luigi Pirandello

Terzo volume delle Novelle per un anno.

"La rallegrata" di Luigi Pirandello.
“La rallegrata” di Luigi Pirandello.

Dall’incipit del libro:

LA RALLEGRATA

Appena il capostalla se n’andò, bestemmiando più del solito, Fofo si volse a Nero, suo compagno di mangiatoja, nuovo arrivato, e sospirò:

– Ho capito! Gualdrappe, fiocchi e pennacchi. Cominci bene, caro mio! Oggi è di prima classe.

Nero voltò la testa dall’altra parte. Non sbruffò, perché era un cavallo bene educato. Ma non voleva dar confidenza a quel Fofo.

Veniva da una scuderia principesca, lui, dove uno si poteva specchiare nei muri: greppie di faggio a ogni posta, campanelle d’ottone, battifianchi imbottiti di cuojo e colonnini col pomo lucente.

Mah!

Il giovane principe, tutto dedito ora a quelle carrozze strepitose, che fanno – pazienza, puzzo – ma anche fumo di dietro e scappano sole, non contento che già tre volte gli avessero fatto correre il rischio di rompersi il collo, subito appena colpita di paralisi la vecchia principessa (che di quelle diavole là, oh benedetta!, non aveva voluto mai saperne), s’era affrettato a disfarsi, tanto di lui, quanto di Corbino, gli ultimi rimasti nella scuderia, per il placido landò della madre.

Povero Corbino, chi sa dov’era andato a finire, dopo tant’anni d’onorato servizio!

Il buon Giuseppe, il vecchio cocchiere, aveva loro promesso che, andando a baciar la mano con gli altri vecchi servi fidati alla principessa, relegata ormai per sempre in una poltrona, avrebbe interceduto per essi.

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