“Quartine” di Omar Khayyam

Dalla presentazione del traduttore: Guido Angeli:

"Quartine" di Omar Khayyam.
“Quartine” di Omar Khayyam.

Le Quartine di Omar Kháyyám – più generalmente conosciute col nome persiano di Rubáiyát – che noi pubblichiamo tradotte dalla versione poetica del Fitz Gerald, rappresentano un adattamento o meglio una condensazione dei pensieri contenuti nell’opera del poeta di Naishápúr. L’originale è molto più vasto e molto più diffuso, ma la scelta che il Fitz Gerald ne ha fatto, oltre ad essere quella che ha reso popolare in Europa il nome del vecchio “fabbricatore di tende”, contiene dentro il ciclo delle cento strofe l’essenza stessa del suo pensiero, il quale pensiero si prestò, come avviene in questi casi, a molte controversie, volendo alcuni vedervi celato un profondo senso simbolico, altri non dando alle parole se non il loro visibile significato epicureo. Della quale controversia non è qui il caso di occuparsi, anche perchè il lettore potrà giudicare personalmente quale delle due versioni si confaccia di più alla lirica di Omar Kháyyám.

Le prime quartine:

I

Svegliati! Perchè il sole che mette in fuga le stelle d’innanzi a sè, dal campo della notte, scaccia con loro la notte dal cielo e investe la torre del Sultano con una striscia di luce.

II

Prima che il fantasma del crepuscolo fosse svanito mi parve che una voce gridasse di dentro la Taverna: “Quando l’interno del Tempio è già pronto, perchè i sonnacchiosi fedeli reclinano la testa sul limitare?”

III

E come il gallo cantò, quelli che stavano d’innanzi alla Taverna mormorarono: – “Aprite dunque la porta! Voi sapete quanto poco possiamo restare e come, una volta partiti, non ritorneremo più”.

IV

Ora il nuovo anno ravvivando gli antichi desiderii, ricaccia la pensosa anima nella solitudine, dove il roveto copie con la bianca mano di Mosè e Gesù sospira dal terreno.

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