Dramma in sei quadri in una edizione del 1858.
Dall’incipit del libro:
QUADRO PRIMO
Sala terrena, in fondo camino, a sinistra uscio di entrata sulla dritta scala a chiocciola di legno, antico armadio contenente qualche bottiglia, qualche bicchiere, ed un ripostiglio per le cariche di fucili, rastrelliera alla quale sono appoggiati due fucili.
SCENA I.
All’alzarsi della tela sarà bussato fortemente alla porta, dopo qualche momento comparirà Guglielmo in cima alla scala vestendo la sua uniforme. (Quest’attore avrà sempre in bocca una pipa di cortissima canna, la quale sarà ferma nell’angolo sinistro de’ labbri) indi Francesco.
GUGLIELMO. Vengo… vengo. Si direbbe che chi batte sentisse mancarsi la terra sotto ai piedi.
FRANCESCO. (da dentro) Fate presto papà Watrin, che ho freddo… Brrù…
GUGLIELMO. Non poteva essere che questo diavolaccio di Francesco (apre). E così?…
FRANCESCO. E così, ve la dormite tranquillamente, ee a quest’ora! Brrù. (posa il suo fucile alla rastrelliera)
GUGLIELMO. Il bravo che sei… suoni la musica co’ denti nel mese di maggio!
FRANCESCO. Avete ragione; vi levate da letto dopo che il sole sta in alto da una buona mezz’ora!… Adesso sì, che siamo in maggio, ma due ore prima, per bacco, eravamo in febbraio!
GUGLIELMO. T’ho capito… Mariuolo! (va all’armadio e ne toglie una bottiglia e due bicchieri.)
FRANCESCO. Come siete penetrante papà Watrin! Eppure, guardate il mio fucile; questa è bella e buona rugiada.
GUGLIELMO. E questo è cognac… capisci, cognac! (empie due bicchieri.)
FRANCESCO. Alla vostra salute papà Watrin. Alla salute della buona Marianna vostra moglie, e del mio caro amico Bernardo vostro figlio! (beve).
GUGLIELMO. Sia! (tracanna d’un fiato il proprio bicchiere).
FRANCESCO. Squisito questo cognac!… ma, perbacco, ho dimenticato qualcuno nel mio brindisi.
GUGLIELMO. Chi?
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