Terzo romanzo del ciclo dei “Pirati della Malesia”. Pubblicato nel 1896.
Dall’incipit del libro:
IL NAUFRAGIO DELLA YOUNG-INDIA
– Mastro Bill, dove siamo?
– In piena Malesia, mio caro Kammamuri.
– Ci vorrà molto tempo, prima di arrivare a destinazione?
– Birbone, ti annoi, forse?
– Annoiarmi no, ma ho molta fretta e mi pare che la Young-India cammini adagio.
Mastro Bill, un marinaio sui quarant’anni, alto più di cinque piedi, americano purosangue, sbirciò con occhio torvo il suo compagno. Questi era un bell’indiano di ventiquattro o venticinque anni, di alta statura, d’una tinta molto abbronzata, di lineamenti belli, nobili, fini, cogli orecchi adorni di pendenti ed il collo di monili d’oro, che gli ricadevano graziosamente sul nudo e robusto petto.
– Corpo di un cannone! – gridò l’americano, indignato. – La Young-India cammina adagio! Questo è un insulto, maharatto mio.
– Per chi ha fretta, mastro Bill, anche un incrociatore che fila quindici nodi all’ora va adagio.
– Diavolo, cos’è tutta codesta fretta? – domandò il mastro, grattandosi furiosamente la testa. – Ohe, briccone, c’è qualche eredità da raccogliere? In tal caso mi pagherai una botte di gin o di whisky.
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