“Il cimitero del villaggio” di Bartolomeo Secco Suardo

Canto pubblicato nel 1824. Qui in una seconda edizione del 1834.

"Il cimitero del villaggio" di Bartolomeo Secco Suardo.
“Il cimitero del villaggio” di Bartolomeo Secco Suardo.

Dall’incipit del libro:

A’ LEGGITORI.

Già scorsero dieci anni da che io pubblicava la prima volta questo poetico lavoro intitolandolo a Vincenzo Monti, decoro delle Italiche Muse, a cui nel frattempo venne con lutto universale rapito. Riprendendo ora tra le mani questo mio componimento m’avvidi avervi troppe mende lasciate trascorrere il giovanile ingegno, onde dolente che poco onorevole pegno sussistesse di mia somma estimazione a tanto Uomo, m’adoperai, quanto meglio mi seppi, a sceverarlo di macchie, e vi feci aggiunta di varie ottave, che consonando coll’argomento, giovano, a mio credere, a farne più efficace, e immaginoso lo sviluppo.

L’Autore.

IL CIMITERO DEL VILLAGGIO

Amor mi mosse che mi fa parlare
DANTE.

I.

Il bronzo accusator del dì fugace
Chiama i fedeli all’ultima preghiera.
Di rosea fascia la diurna face
L’orizzonte dipinge, e vien la sera;
Casta nel suo splendor riso di pace
Manda la luna alla natura intera,
E a grado a grado nel silenzio ascose
Tutte un solo color veston le cose.

II.

Io pure ti riveggio, o mia gentile
Solitudine, ov’ebbi il primo giorno;
Mentre a te riede il variopinto aprile
Lieto nel tuo bel seno anch’io ritorno;
A me che tengo ogni grandezza a vile
È söave il tuo placido soggiorno,
E il cuor mi sento dilatar nel petto
A questo vario di natura aspetto.

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