“Il Paradiso perduto” di John Milton

Poema epico in versi sciolti pubblicato nel 1667. Traduzione di Andrea Maffei.

"Il Paradiso perduto" di John Milton.
“Il Paradiso perduto” di John Milton.

Dall’incipit del libro:

LIBRO PRIMO

La primiera dell’uomo inobbedienza
E della pianta proïbita il frutto,
Frutto al gusto letal, che sulla terra
La morte e tutti nostri mali addusse,

Oltre l’Eden perduto; infin che piacque
Ristorarne di nuovo ad Uom più grande
E racquistar la fortunata sede,
Canta, o musa del ciel! Tu che sui gioghi
Solitarii del Sina e dell’Orebbe

Inspirasti il pastor al seme eletto
Primamente insegnò come dal grembo
Nacquero del caosse e cielo e terra;
O se più di Siòn t’è caro il clivo,
Caro il veloce Siloè che lambe
L’oracolo di Dio, colà t’invoco

All’animoso mio canto sostegno.
Chè su timide penne io non intendo
Spiccarmi a volo dall’aonia cima,
Ma cose rivelar che mai nè verso,

Nè parole disciolte ancor tentaro.
E tu, Spirto divin, ch’ai templi tutti
Preponi un giusto intemerato core,
Tu che sai, m’ammaestra! Al gran principio
Tu presente già fosti, e colle forti

Ale, diffuse sull’immenso abisso,
Qual palomba covante il fecondasti.
Schiara quanto è di bujo, alza, sorreggi
Quanto è d’ùmile in me; tal ch’io m’adegui
Del concetto all’altezza, e, la divina

Provvidenza attestando, all’uom mortale
Giustifichi le vie del Senno eterno.
Dimmi tu prima (giacchè nulla asconde
Nè l’abisso, nè il cielo agli occhi tuoi)
Dimmi tu la cagion che i nostri padri,

Così felici e cari al ciel, divise
Dal proprio Creatore, e repugnanti
Fece, per un divieto, alla sua voglia:
L’unico a lor imposto, a lor signori

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