“Volgarizzamento in prosa dell’Odissea di Omero” per Cornelia Sale-Mocenigo-Codemo

"Volgarizzamento in prosa dell'Odissea di Omero" per Cornelia Sale-Mocenigo-Codemo
“Volgarizzamento in prosa dell’Odissea di Omero” per Cornelia Sale-Mocenigo-Codemo

Trasposizione in prosa dell’Odissea di Omero, tradotta da Cornelia Sale-Mocenigo-Codemo, pubblicata nel 1848.

Dalla prima parte del libro:

Concilio degli dei. Perorazione di Minerva a favore di Telemaco.

Raccontami, o Musa, di quell’uomo scaltrito, il quale andò moltissimo errando, poich’ebbe atterrata la sacra rocca di Troja; che visitò le città di molti popoli, e ne conobbe la mente; che in sul mare patì molti dolori nell’anima, per guarentire la propria vita ed il ritorno dei compagni.

Ma, comunque sollecito, non li sottrasse da morte, ché alcuni d’essi perirono per colpa della loro malvagità, avendo divorato da stolti i buoi del sole iperione, il quale rapì loro il dì del ritorno. O dea, figliuola di Giove, fa di raccontare anche a noi parte di quelle cose.

Omai tutti gli altri, che aveano scampato l’estremo eccidio, stavansi ne’ loro tetti, involatisi alla guerra ed al mare; questo solo, bramoso del ritorno e della consorte, si riteneva nelle cave grotte Calipso, venerabile ninfa, augusta tra le dee, per l’intenso desiderio che le divenisse marito. Col volger degli anni quello poi venne, in cui gli dei aveano prestabilito ch’ei dovesse tornare in Itaca, nella sua casa; ma neppur là, sebbene in mezzo a’ suoi amici, dovea andare scevro dalle tribolazioni.

Gli dei però tutti gli aveano compassione, fuor di Nettuno, il quale incessantemente nudrì collera contro il divino Ulisse, finché non fu di ritorno nella sua terra. Or egli, il dio, erasene ito agli Etiopi lontani, agli Etiopi bipartiti, estremi dei popoli, dei quali gli uni son sottoposti all’occiduo, gli altri al sorgente Iperione, per assistere ad una ecatombe di tori e di agnelli.

Quivi a mensa seduto si rallegrava, intanto che le altre divinità si stavano ragunate entro i palagi dell’olimpio Giove, padre degli uomini e degli dei, il quale aveva cominciato a tener loro ragionamento. E poiché viveagli nell’animo la memoria del nobile Egisto, cui Oreste d’Agamennone, uomo di chiarissima fama, avea trucidato, si rivolgeva agl’immortali con queste parole: ….

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