Romanzo del 1898.
Dall’incipit del libro:
PREFAZIONE
Ero ritornato da una gita intrapresa col signor Logrand sulla Quinsegna, una delle più alte montagne del Canavese, la cui vetta sorpassa i duemiladuecento metri e dove, di lassù, si può spaziare lo sguardo su quasi tutto il Piemonte e sulla gigantesca catena delle Alpi occidentali.
Sfinito da una marcia di nove ore, attraverso a burroni ripidissimi, fra gole profonde, su per rupi dove bisogna arrampicarsi come i gatti, poiché nemmeno le più agili capre sarebbero state capaci di superarle, anelavo di trovarmi a Cuorgnè e di riposarmi.
Appena entrato nella mia casettina, ricevuto dalle grida gioconde del mio Nadir e della mia Fathima, due bricconcelli che non lasciavano tranquillo il papà nemmeno quando scrivevo, mi venne incontro mia moglie, dicendomi con una cert’aria di mistero:
– L’hai incontrato?
La guardai un po’ sorpreso; ma immaginandomi tosto che fosse giunto qualche amico, le risposi:
– Non ho veduto alcuno. Sono venuto dalla parte dell’Orco1 e non ho incontrato che dei contadini.
– È uscito or ora.
– Ed era?…
– Un signore che dall’accento e dal suo modo di vestire mi parve uno straniero. Ha lasciato il suo biglietto di visita; lo conosci?
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