Romanzo del 1927.
Dall’incipit del libro:
ANNALENA BILSINI
Per San Michele la famiglia Bilsini cambiò di casa ed anche di terra.
Era una famiglia numerosa: cinque figli maschi, la madre vedova, e uno zio di lei, che, sebbene mezzo paralitico e senza un soldo di suo, poteva dirsene il capo.
Appunto per i consigli dello zio Dionisio, i Bilsini avevano venduto la loro piccola proprietà per prendere in affitto un vasto fondo, già antico feudo gentilizio che, di decadenza in decadenza, acquistato in ultimo a vile prezzo da un fabbricante di scope, veniva da questi concesso a modestissime condizioni annuali: cento dieci lire la biolca, due capponi, quaranta uova d’inverno e un cestino d’uva da tavola d’estate.
Da anni questa terra giaceva in abbandono, eppure i Bilsini vi andavano come verso la Terra Promessa, o meglio come verso una miniera da sfruttare: poiché sapevano che solo laggiù la loro attività e la forza prorompente dalla loro giovinezza potevano esplicarsi e convertirsi in oro.
***
Uno dei figli, il secondo, faceva il servizio militare: il primo era già sposato e aveva due bambini. La moglie di lui ed il più giovane dei fratelli erano partiti la mattina presto per la nuova dimora con un primo carico di roba e gli attrezzi rurali. Adesso gli altri, con un carro di mobili, il biroccino, le biciclette, il cane, il gatto, la gabbia con dentro un merlo, …
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