Due novelle morali d’autore anonimo del secolo XIV

A giunta delle Novelle d’Incerti Autori del secolo XIV, pubblicate nel passato luglio in questa medesima Collezione, do fuori ora le due che seguono, della stessa età, e, per quanto io mi sappia, parimente inedite, tratte dal cod. Magliabechiano, Palch. II, N. 15. La prima non vidi io giammai in veruno altro Ms., ma la seconda, variamente descritta, e meno prolissa, potei leggere più volte. Mostra che questo racconto fosse assai divulgato nel secolo XIV e nel XV, del quale anche si giovò l’Arcivescovo di Firenze S. Antonino, inserendolo nella seconda parte della sua Teologia. Al P. Antonio Cesari pure somministrò argomento per la XXIII sua Novella, il quale, conforme la maestria della sua dotta penna, ne la descrisse con mirabile arte, e con vivacissimi colori; cui però non cede da verun lato questa che ora io metto in luce.

Due novelle morali d'autore anonimo del secolo XIV
Due novelle morali d’autore anonimo del secolo XIV

Dall’incipit del libro:

NOVELLA PRIMA
Storia o Leggenda di un Conte sventurato.

E’ non è niuna persona, che si dovesse disfidare, imperciò ch’i ò veduta a cui la ventura molto si dilunga e sta alcuno tempo, poi da lui ritorna. Se la ventura t’è incontra, non ne curare; confortati ed aspetta che tornerà più avaccio: imperciò che ‘l nostro Signore Iddio, sì tel fa per provare come se’ forte nella fede sua verace. Se tu ti sconforti, il dolore t’abbonda, e muorti di dolore e se’ dannato, e mai non ritorni. E questo abbi a mente, che tutto dì avviene a molte persone, che non ànno più senno: e di questo ti darò assempro qui di sotto.

E’ fu uno grande conte, molto ricchissimo, ed era un cortese uomo, e ciò che volea si avea, e vivea con grande baronia. Or venne che la ruota si volse contro a lui, e in ciò che si impacciava, sì gliene avvenia troppo male: e morivagli cavagli e tutto il bestiame ch’avea, ciò ch’avea, si perdea. Costui dicea sempre: lodato sia Cristo; e così facea di ciò che s’impacciava, lodava Iddio. E venne a tanto, che non potea tenere baronia, come solea fare. Ed egli vedendo che la ventura gli andava così male, sì si partì di suo paese, e lasciò un vicario in sua vece, ed egli se ne andò a una corte d’uno re, e cominciò a servire. E servia tanto bene ch’era tenuto un gran fitto, siccome fanno i gentili uomini com’egli era. Al re piacque molto, e cominciògli a volere gran bene: e così stette con lui gran tempo. E il re più volte gli disse, che domandasse grazia, che gliele darebbe, qualunque egli addomandasse. Ed egli sempre dicea, che non volea niente; e il re stette, e profersegliele più e più volte, e tanto gliele proferse, che costui disse: poiché voi volete…

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