“Fior di Sardegna” di Grazia Deledda

Romanzo del 1892.

"Fior di Sardegna" di Grazia Deledda.
“Fior di Sardegna” di Grazia Deledda.

Dall’incipit del libro:

I.

Siamo in Sardegna, nella parte montuosa della Sardegna, in una piccola città che ci contenteremo di chiamare solo X***, benché nella carta sia segnata con un nome assai sonoro e lungo. X*** possiede la sua brava passeggiata, le sue piazze, esenti ancora di fontane di marmo, e di statue, i suoi caffè splendidissimi, il suo club, e qualche volta anche a intervalli di due o tre anni, si permette il lusso del teatro: tutto ciò però non impedisce che vi si tragga la vita più noiosa di questo mondo, sicché la più piccola novità basta per mettere in fermento gli abitanti pacifici e poco interessati nelle gravi questioni d’oltre monti e d’oltre mari. Ai primi dell’anno 1881, la novità più saliente, la novità che più dava di che pensare e di che dire nei crocchi, nei caffè, nelle conversazioni private di X*** era una palazzina misteriosa che da circa due mesi stavasi fabbricando all’estremità nord della città, vicino alla casa di don Salvatore Mannu, ch’era l’ultima di X***, una palazzina bianca, elegante, dai balconi di ferro verniciati a rosso, circondata da uno spazio destinato a giardino. Gli studenti, che poco più o meno s’intendevano tutti di francese, dicevano che quella casina di uno stile mai più conosciuto in X***, le cui case erano tutte disadorne e ineleganti al di fuori – allora – era uno chalet, e che probabilmente lo faceva costruire qualche ricco per venirsene in Sardegna nella bella stagione – qualche inglese, ben sottinteso, molto eccentrico ed originale, dal punto che sceglieva la Sardegna per luogo di villeggiatura… – Ma un negoziante che aveva viaggiato in Spagna e abitato per tre settimane in Granata, …

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