Undicesimo volume dei diari di Angelo Brofferio, pubblicato nel 1859.
Dall’incipit del libro:
CAPITOLO C.
Mi riconcilio con me stesso – Riprendo lo studio delle lettere – Primo abbozzo di Sulmorre – Notevoli progressi nella lingua e nel verso – Primo abbozzo di Idomeo – Divento Baccelliere in Leggi – Rinfresco amoroso alla Rocca d’Arazzo – Quattro Professori veduti in profilo – Alardi – Borrone – Marengo – Bertaccini – Cridis – Congresso di cani.
Già erano molti giorni che io viveva separato dalla famiglia, dormendo sulla torre, passeggiando sui tetti, conversando coi comignoli e declamando intiere scene di Alfieri su e giù della vasta legnaia, a benefizio dei ragni, dei topi e dei gufi, rispettabile pubblico che godeva del teatro senza pagare il viglietto alla porta.
Nei primi giorni non aveva altra visita che quella di mia sorella Rosa, che veniva, pietosa carceriera, a portarmi un po’ di pane e di minestra, e a discorrere con me delle cose del sottostante orbe, al quale, abitatore di eccelse regioni, mi pareva di non più appartenere.
Poco per volta mi arrischiai a calar giù dalle segrete scale, e, cogliendo le ore in cui sapeva che mio padre era fuori di casa, cacciai fuori la testa da uno sportello della soffitta, d’onde potei assicurarmi che sotto i miei piedi tutto era tranquillità e silenzio.
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