“I pescatori di trepang” di Emilio Salgari

Romanzo del 1896.

"I pescatori di trepang" di Emilio Salgari.
“I pescatori di trepang” di Emilio Salgari.

Dall’incipit del libro:

LA COSTA AUSTRALIANA

Ai primi d’aprile del 1850, una di quelle bizzarre navi che i cinesi chiamavano giunche o meglio ts’tao ch’wan, di forme rozze e pesanti, colla prua arrotondata e fornita di due grandi cubie che danno a quei velieri l’aspetto di mostri marini, essendo dipinti in modo che quelle aperture sembrano due occhi smisurati, colla poppa larga e molto rialzata e l’alta alberatura fornita di grandi vele, navigava lentamente e con molta precauzione, lungo le coste occidentali della terra di Carpentaria.

Trenta uomini coi crani rasati, ma forniti sulla nuca di una lunga treccia, la pelle del viso giallastra, cogli occhi obliqui, parte seminudi ed alcuni coperti da larghe casacche e da larghi calzoni di tela fiorata, stavano allineati lungo i bordi della nave, tenendo in mano i bracci delle manovre e le scotte, per essere pronti ad orientare le vele.

A prua invece, ritto sul castello, un uomo di alta statura, coi lineamenti energici, la pelle bruna, vestito all’europea, esaminava attentamente la costa australiana con un cannocchiale. Poteva aver quarant’anni e s’indovinava, anche a prima occhiata, che doveva essere il comandante di quell’equipaggio di cinesi. Dietro di lui due giovanotti, l’uno che non dimostrava più di sedici anni e l’altro venti, e colla pelle ancora bianca, parevano che attendessero, con una certa ansietà, il risultato di quelle minuziose osservazioni.

– Vedi nulla? – chiese ad un tratto il più giovane dei due, volgendosi verso il comandante.

– No, nipote mio – rispose questi. – Non vedo alcun essere vivente.

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