“Il nonno” di Grazia Deledda

"Il nonno" di Grazia Deledda.
“Il nonno” di Grazia Deledda.

Raccolta di 12 racconti pubblicata nel 1908.

  • Il nonno
  • Solitudine!
  • Novella sentimentale
  • Poveri e ricchi
  • L’apparizione
  • Ozio
  • Ballora
  • Il sogno del pastore
  • La lepre
  • Cattive compagnie
  • Il ciclamino
  • La medicina

Dall’incipit del libro:

IL NONNO

Da noi, in Sardegna, più che il Natale si festeggia la Pasqua, e più che la Pasqua la Pentecoste.

Il popolo sardo è, per istinto, un popolo poeta, ma è un popolo molto povero. Per il contadino e per il pastore sardo il Natale rappresenta il colmo della miseria: anche la Pasqua non è allegra, ma in quel tempo si sa già se la raccolta sarà più o meno abbondante: lo strozzino farà più credito, la raccolta delle olive è finita, i campi offrono già, pietosamente, le loro erbe mangerecce. A Pentecoste, poi, l’orzo è quasi maturo e le greggie danno il loro maggior prodotto.

È tempo di tosar le pecore, e di marcare, cioè segnare con impronta a fuoco le giovenche e i tori d’un anno. Questa ed altre semplici funzioni pastorali assumono un vero carattere di festa: le famiglie del pastore e del padrone delle greggie passano assieme la giornata, accomunate da uno stesso sentimento di gioia, e dal piacere sano che dà a tutte le anime semplici e primitive il contatto con la sacra natura.

Io ricordo sempre con nostalgia queste feste semplici e caratteristiche, queste scene idilliache alle quali mi pare d’aver assistito in un’epoca remota, quasi in una vita anteriore, tanto sono lontane, tanto sono diverse dalle feste e dalle scene campestri che ci offre la civiltà continentale.

Quante di queste scene ho raccontato! Ma ne rimangono sempre in fondo alla mia memoria, come qualche canzone non ancora cantata rimane in fondo alla memoria del rapsodo errante. Ricordo, fra le altre, una scena un po’ drammatica, un po’ sentimentale, che si svolse durante una di queste feste campestri.

La mia famiglia possedeva un armento, guardato da ziu Andria, un vecchio pastore che non ritornava quasi mai in paese.

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