“Il nostro padrone” di Grazia Deledda

Romanzo del 1910.

"Il nostro padrone" di Grazia Deledda.
“Il nostro padrone” di Grazia Deledda.

Dall’incipit del libro:

I.

In quel tempo, circa trent’anni or sono, da Macomer a Nuoro si viaggiava ancora in diligenza, e quasi sempre di notte. La strada era ben tenuta, ma poco frequentata e non sempre sicura; il vetturino, quindi, che era allora un vecchietto energico e dispettoso, aveva cura di frustare i cavalli, e se per caso si addormentava, dopo un attimo si svegliava di soprassalto, bestemmiando.

Unico viaggiatore, in quella notte di aprile, era un capo- macchia, cioè uno di quei carbonai per lo più toscani, che in Sardegna dirigono il taglio dei boschi. Era un bel giovane, alto e svelto e dal viso pallido i cui lineamenti regolari avevano però alcunché di duro; e i suoi capelli dritti e i baffi spioventi sul mento forte e sporgente erano dello stesso colore biondo-scuro del suo vestito di fustagno.

Egli veniva di lontano, sebbene il suo bagaglio si componesse appena di un ombrellone turchino e di un sacchetto pieno di castagne e di biancheria; ma doveva conoscere i luoghi che attraversava, perché i suoi occhi azzurri, melanconici, velati da lunghe ciglia dorate, guardavano senza curiosità il paesaggio fuggente.

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