“Il vecchio e i fanciulli” di Grazia Deledda

Romanzo del 1928.

"Il vecchio e i fanciulli" di Grazia Deledda.
“Il vecchio e i fanciulli” di Grazia Deledda.

Dall’incipit del libro:

IL VECCHIO E I FANCIULLI

Da cinque mesi il vecchio proprietario Ulpiano Melis cercava inutilmente un servo per il suo ovile: tutti erano alla guerra, ed i padroni che ancora ne avevano uno, si guardavano bene dal lasciarselo pigliare.

Durante l’inverno, il vecchio Ulpiano aveva fatto tutto da sé, nell’ovile, ma con l’avvicinarsi della buona stagione e lo sgravarsi delle pecore, la cosa diventava sempre più difficile: ed ecco, ai primi di quaresima, come inviato da Dio, si presentò un giovine in cerca di lavoro.

Era alto, con le spalle quadrate, i piedi e le mani da gigante; ma dal viso liscio, sebbene guarnito di foruncoli, quasi a metà occupato dai grandi occhi neri e dalle foltissime sopracciglia che andavano a perdersi sotto i capelli ondulati, si sarebbe giudicato un bambino. Vestiva bene, di fustagno marrone; aveva le scarpe nuove, ed uno zaino invece di bisaccia.

Il vecchio Ulpiano cominciò ad interrogarlo:

– Di dove sei?

– Di Arbius, – rispose il giovine, guardando verso i monti dove biancheggiava come un rimasuglio di neve questo piccolo paese di pastori.

– Ho un compare, ad Arbius, Francesco Stefano Farina: lo conosci?

– Lo conosco. Era compare anche del mio povero padre.

– Tuo padre è morto?

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