“La caduta di un impero” di Emilio Salgari

Decimo, e penultimo, romanzo del ciclo dei “Pirati della Malesia”, pubblicato nel 1911.

"La caduta di un impero" di Emilio Salgari.
“La caduta di un impero” di Emilio Salgari.

Dall’incipit del libro:

LA FUGA DEGLI ELEFANTI E DEI RAJAPUTI

Anche l’Assam, come tante altre parti dell’India, è ricchissimo di pagode, abbandonate da secoli e secoli in mezzo alle foreste dai loro sacerdoti, per cause sconosciute.

Ne possiede poi specialmente una, ormai stretta da tutte le parti dagli alberi, che ben poco doveva aver da invidiare alla grande sciultre di Maduré, una delle più magnifiche che si trovino nell’India, e che si dice avesse costato ventidue anni di lavoro.

Era appunto quella di Kalikò, che avrebbe potuto, per le sue dimensioni enormi, per la magnificenza delle sue sculture, per l’altezza dei suoi tetti, far impallidire anche quelle famose di Benares.

Un tempo doveva aver servito a numerosi pellegrinaggi, poi forse la guerra, i banditi, i thugs, che non risparmiavano nemmeno i sacerdoti, l’avevano costretta a sospendere le sue feste sacre e lasciarsi prendere dalle piante parassite che sono le più tremende nemiche dei monumenti indostani, ed i rotangs, e le liane, coi calamus interminabili si erano aggrovigliate alle sue maestose colonne, stringendosi intorno ai giganteschi animali, per lo più elefanti di pietra, di statura gigantesca, separati dalle più strane incarnazioni di Visnù, e poi erano salite, alte, alte, non più fermate da alcun tarwar, ed avevano invasi gli altissimi tetti piramidali, tutto avvolgendo, tutto coprendo.

La marcia delle male piante indiane è qualche cosa di spaventoso, d’impossibile a descriversi.

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