“La cupola” di Augusto Novelli

Commedia storica in 4 atti rappresentato per la prima volta al teatro Alfieri di Firenze la sera del dì 8 Febbraio 1913 dalla compagnia fiorentina del Cav. Andrea Niccòli.

"La cupola" di Augusto Novelli.
“La cupola” di Augusto Novelli.

Dall’incipit del libro:

ATTO PRIMO.

IL CORTILE DELL’OPERA DI SANTA MARIA DEL FIORE. Nel fondo l’androne e il portone che conducono alla piazza del Duomo e che lascian vedere l’estremità della fabbrica e la piazza stessa seminata di blocchi di marmo lavorato e da lavorare. A destra, sempre dello spettatore, prossima alla ribalta, la porta a due scalini che conduce nell’interno dell’Ufficio; accanto, piuttosto in alto, ampio finestrone chiuso da un’inferriata. Un blocco di marmo gettato sotto permette, salendovi, di guardare nell’interno dell’Ufficio stesso. A sinistra l’uscita posteriore dell’osteria di Simone con una frasca ed un boccale per insegna. Lì prossima una tavola con una panca e degli sgabelli. Per tutta la scena sono sparsi i materiali dell’Opera; marmi lavorati e no, legname, Corbellini, arnesi da muratore, eccetera.

SCENA I.
PIERO, JACOPO, NUTO, SANDRO, BANCO con altri artigiani; poi SIMONE e dopo MARCO banditore.

(È l’ora della colazione. Gli artigiani dell’Opera sono sparsi per il cortile e stanno su’ blocchi, o seduti alla tavola. Alcuni mangiano ne’ piatti che Simone porta e toglie, altri ne’ fogli. Nuto è alla tavola; Piero presso la finestra e ogni tanto va occhiando nell’interno dell’Ufficio; Jacopo sui gradini della porta di questo. Appena s’alza la tela scoppia una grande risata).

TUTTI. – Ah, ah, ah!…

NUTO. – Sicuro!… L’idea di Geri staderaio l’è proprio quella che v’ho detto. Siccome nessuno sa come fare a tener su l’armatura per arrivare a quella po’ po’ d’artezza, Geri vorrebbe che invece di’ castello di legname necessario a sostener la volta, si riempisse la chiesa di terra, si facesse come una montagna e su questa montagna si murasse la cupola, come se si trattasse di mettere una berretta sulla testa dello Zuccone di mastro Donato; finita poi di murar… la berretta, la si votasse di sotto!

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