“La Grazia” di Vincenzo Gerace

Romanzo pubblicato nel 1911.

"La Grazia" di Vincenzo Gerace.
“La Grazia” di Vincenzo Gerace.

Dall’incipit del libro:

I.
LA MIETITURA

Lasciandosi addietro il candido letto petroso del torrente inaridito, che il sole estivo meridiano rendeva abbagliante, Lorenzo mise la fulva giumenta su per una stradetta sassosa, incavata profondamente nel tufo gialligno del colle. Dall’orlo dell’una e dell’altra ripa, si lanciavano al cielo, incandescente e pallido, chiome rade e leggere di ulivi giganteschi; le cui mostruose radici aggroppate fuoriuscivano dal tufo, bramosamente vi si riaffondavano, pendevano filamentose nell’aria come branche morte. Per tutta intorno la campagna, sotto l’incendio del sole, ondeggiava, assiduo stridulo monotono, il canto delle cicale.

Vestito di tela grezza, con grandi stivali, un largo cappello di paglia e un piccolo ed elegante fucile a tracolla, indolente il giovine si lasciava cullare dall’ambio della cavalcatura. Il suo volto magro olivastro, dai lineamenti fini e improntati di signorile e virile bellezza; ove sulle tempie venivan fuori dal cappello ciocche ondulate di capelli nerissimi; appariva imperlato di minute gocciole di sudore. I suoi neri occhi profondi erravano sulle cose, visibilmente assorti in un costante pensiero d’angoscia.

“Che cosa dunque io farò della mia vita oramai? – si chiedeva egli, con una domanda che la sua anima era solita volgersi da un anno incessantemente. – Quale sarà la mia via? O Signore, aiutami! Rivelami tu la mia via! da me sono impotente a trovarla.”

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