“L’eroina di Port-Arthur” di Emilio Salgari

Romanzo del 1904.

"L'eroina di Port-Arthur" di Emilio Salgari.
“L’eroina di Port-Arthur” di Emilio Salgari.

Dall’incipit del libro:

UNA SCENA DRAMMATICA

Il sole era appena scomparso dietro la vetta gigantesca del Dai-Nippon, il famoso Fusi-Yama, il cui nome significa la dea della felicità, quando le finestre della splendida abitazione di Foyama, il potentissimo daimio che venti anni prima poteva rivaleggiare per possanza collo stesso Mikado, si illuminarono, versando torrenti di luce variopinta sulle vaste hatobera di Yokohama. Miriadi di palloncini di tutte le forme e di tutte le tinte, a fiori trasparenti, disposti sulle terrazze, sui cornicioni del palazzo, intorno alle finestre, si erano accesi come per incanto, mentre sulle guglie crepitavano gli ho-tse, quegli strani fuochi artificiali, che spandono intorno tinte meravigliose e che consumandosi stridono come i bambù.

Una folla compatta aveva invaso la hatobera che si stendeva dinanzi l’opulenta abitazione, prospettando sulla baia, scompaginata di frequente dall’arrivo di ricchi palanchini montati da nobili e da dame dell’alta aristocrazia, portati da robusti garzoni e preceduti da una specie di paggio che urlava senza posa:

Scinatirò! Scinatirò! (largo al mio signore) – grido che vent’anni prima, quando i daimio, potenti feudatari, mal sopportavano la potenza dell’Imperatore, voleva significare: – Inginocchiatevi!

Delle domande e delle risposte s’incrociavano fra tutti quei curiosi, che si stringevano contro le marmoree gradinate del palazzo e che si sospingevano in modo da correre il pericolo di sfasciare le palizzate che reggevano la calata.

– C’è ricevimento in casa del daimio?

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