“L’occhio del lago” di Tullio Giordana

Romanzo pubblicato nel 1899.

"L'occhio del lago" di Tullio Giordana.
“L’occhio del lago” di Tullio Giordana.

Dall’incipit del libro:

I.

Alba, seduta sopra una cassa, raccoglieva nel grembo un mazzo di lilla appassiti che si abbandonavano come livide mani morenti. Fissava il fratello che, sulla porta, ritto, seguiva nel crepuscolo nebbioso due rondini nuove trillanti intorno ai peri fioriti. Egli restava lì, senza muoversi, triste, pensoso della città per sempre abbandonata, pensoso della fragile creaturina ammalata che lo aveva seguìto, e forse ancora di quell’altra donna lontana ed immemore. Forse ancora egli, invece del lago che si velava, invece delle rondini, vedeva quei suoi due occhi vivi, profondi, simili al cuore delle viole. Come nel cuore delle viole, dal mezzo di essi si partivano fasci di raggi gialli che nella luce si indoravano, vibravano, e, come le viole, gli occhi avevano una dolcezza grave, misteriosa, parevano occultare un’anima non umana.

Forse Paolo li vedeva. Li avrebbe potuti dimenticare in quella solitudine di primavera, dove la natura respirava armoniosa come una fanciulla?

Alba lo chiamò:

– Se dobbiamo andare a Brovi, partiamo subito. S’imbruna.

– Io vado solo, Alba. È troppo tardi per te. La fanciulla tremò:

– Resto qui, io? Io ho paura, Paolo – e girò i grandi occhi intorno per la camera rustica, dove, lungo le pareti, quadri religiosi sfilavano la lor cattiva fattura.

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