“Novella di una donna che fu lisciata dal diavolo” di Filippo da Siena

Breve racconto (l’autore lo chiama assempro) scritto da padre Filippo da Siena nel 1397, qui in una edizione del 1859.

Dall’incipit del libro:

"Novella di una donna che fu lisciata dal diavolo" di Filippo da Siena.
“Novella di una donna che fu lisciata dal diavolo” di Filippo da Siena.

L’EDITORE A CHI LEGGE

Questo racconto che il pio scrittore intitolò assempro e che a me è piaciuto di chiamare novella, conservasi manoscritto nella Pubblica Comunal Biblioteca di Siena in due codici diversi, ma a quanto pare della stessa mano. Il primo è contrasegnato I. V. 10; l’altro T. IV. 9, e ambedue sono stati collazionati per cavarne la miglior lezione. Da riscontri fatti sui codici medesimi, e nelle Memorie Leccetane esistenti in quella Pubblica Biblioteca, si può esser certi che l’esempio fu scritto di proprio pugno nel 1397 da Filippo di Leonardo di Cola dell’Aguzzaja senese, e frate dell’ordine dei Romitani di S. Agostino in selva di Lago presso Siena. Esso vestì l’abito religioso nel 1353, e secondo il P. Landucci morì il 30 ottobre 1422.

A queste notizie che cortesemente furonmi comunicate da un eruditissimo Signore senese, io non aggiungerò che poche parole sul modo da me tenuto nella presente pubblicazione.

Non mi tenni stretto al dovere, com’oggidì la massima parte degli editori suol fare, di andar commentando tutti quei passi che per poco si allontanano dal nostro comune uso di parlare e di scrivere, ingemmando ogni pagina di assennate e succose note per ajuto dei meno esperti in questi studi. Chè oltre al parermi ciò una puerile vanità, la reputo anco un’offesa ai lettori di tal sorta scritture; i quali son di credere che rade volte o non mai si giovino di quest’erculee fatiche degli editori.

E chi è che non sappia a mo’ d’esempio che i senesi in moltissime voci, e spezialmente nell’infinito dei verbi usarono di scambiare la e in a, ed ebbero famigliari alcuni modi lor propri nè privi di una certa grazia, che gli fanno distinguere dagli scrittori d’ogni altra parte di Toscana? E chi non sa che launque equivale a dovunque, ardarsi el ciaravello ad ardersi il cervello, ammollare ad ammollire, berta a bertuccia, posta a postema; e va discorrendo?

Per queste considerazioni ho creduto che non rimanesse a me altro còmpito se non quello di curare la correzione della stampa; e perchè tu sappi, lettor mio, il metodo che ho tenuto, dirò che non mi sono allontanato in nulla dal manoscritto, e che solo mi son tolta qualche licenza nell’ortografia per rendere più scorrevole il discorso. Che questa scrittura poi sia inedita non potrei affermare, ma l’ho creduta tale e perciò l’ho pubblicata. Se mi fossi ingannato siimi indulgente del tuo perdono, e vivi felice.

Decembre MDCCCLIX.

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