Autobiografia di Achille Loria (1857-1943) pubblicata nel 1927.
Dall’incipit del libro:
I.
MANTOVA
Io sono nato a Mantova il 2 marzo 1857 da una famiglia discretamente agiata di proprietari di terre, i quali, per qualche tempo, possedettero pure una conceria. Sentii dire più volte in casa che la nostra famiglia era originaria della Spagna; il che parrebbe confermato dalla desinenza del nome, e dal fatto che nel secolo XVI un Isacco Loria spagnuolo scrisse dei commenti alla Cabala.
Parecchi dei miei parenti dal lato paterno facevano parte dei consigli della città e della provincia; mentre altri parenti dal lato materno soffersero persecuzioni da parte del governo austriaco.
Risalendo agli albori della mia vita, mi riveggo nella grande casa di Mantova, l’ampia e comoda casa dalle vaste navate e dai silenzi meditativi. Ricordo perfettamente la spaziosa corte rettangolare, colla colombaia, la rimessa e la scuderia; poi, allato ad essa, il grazioso giardino prospiciente il fiumicello, ove noi bimbi ci dilettavamo a pescare. E quante volte nella mia vita ho pensato al placido rivo scorrente tra le case silenziose, a taluno dei cui balconi, nelle notti di luna, sembravami veder apparire, come nella ballata di Arnim, Isabella d’Egitto, contemplante con terrore il cadavere paterno galleggiante sui flutti! Rammento le sale del pianterreno, ad uso di ricevimento, di pranzo e di uffici, poi al primo piano la dimora dei nonni e degli zii, ed al secondo l’appartamento, ove dimoravo coi miei genitori e con un fratello ed una sorella più giovani. Quell’appartamento aveva tutta la compostezza, la tranquillità e l’isolamento suggestivo, che è proprio delle abitazioni settentrionali. Più volte invero, nelle mie lunghe dimore in Germania ed in Inghilterra, ebbi occasione di trovarmi in abitazioni, le quali mi ricordavano in guisa sorprendente la casa avita; ma non mai mi accadde di riscontrarne una simile in patria.
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