Romanzo satirico del 1902, qui in una “Nuova edizione” del 1910.
Dall’incipit del libro:
I.
– C’è il tenente Giorgi? – chiese Arturo Pagani fermandosi sul limitare della caserma.
La sentinella che passeggiava innanzi alla porta si arrestò di fronte allo sconosciuto e stette a guardarlo curiosamente col moschetto alla spalla.
– Dico se c’è il tenente Giorgi in quartiere? – ripeté Arturo.
La sentinella non rispose: si voltò verso l’interno, e gridò a squarciagola:
– Capoposto!
Risuonò un tintinnio di speroni, e comparve un caporale dal viso color di fuliggine e dagli occhi vivissimi. Il caporale si piantò innanzi ad Arturo Pagani e stette a guardarlo.
– C’è il tenente Giorgi? – ripeté Arturo.
– L’avete visto uscire, il tenente Giorgi? – chiese il caporale alla sentinella.
Il soldato fece un gesto colla mano sinistra, e riprese a passeggiare.
– C’è! – disse il caporale.
Arturo Pagani si mosse e s’avviò sotto l’atrio; ma il caporale gli tenne dietro, e giunti innanzi al corpo di guardia, chiamò:
– Scarabattola!
Il soldato Scarabattola accorse.
– Accompagnate il signore dal tenente Giorgi. Sta provando il «Disperato».
– Dove? – chiese Scarabattola.
– Dove vuoi provare un cavallo? – osservò il caporale argutamente. – In maneggio!
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