“Cornuto e contento” di Lope de Rueda

“Proverbio” in due scene scritto nel 1556. Traduzione di Giovanni La Cecilia.

"Cornuto e contento" di Lope de Rueda.
“Cornuto e contento” di Lope de Rueda.

Dall’incipit del libro:

SCENA I.

(Piazza d’un villaggio)
LUCIO e MARTINO.

LUCIO. Oh miserabilis doctor! che fortuna infausta! Come si fa, che in tutto il giorno non hai ricettato nessuna ricetta? Or guarda chi giunge per mitigare le mie pene! questi è un animale a cui la moglie ha fatto credere che sia ammalata per darsi buon tempo con uno studente. Egli è tanto importuno, che non si contenta se io non fo due o tre visite per giorno alla moglie; però venga, venga, e sino a che avrà polli nel suo cortile, sua moglie non guarirà dalla febbre. – Siate il benvenuto mio buon Alfonso de…

MARTINO. No, no, signor licenziato, mi chiamo Martino de Villalba, con tutto onore.

LUCIO. Salus atque vita. Perchè t’incomodi, o fratello Martino de Villalba?

MARTINO. Signore… perdoni vostra signoria se sono un poco piccoli questi polli, ma, sani mia moglie, e gli prometto una bellissima oca che sto ingrassando.

LUCIO. Deos, Dios, salute.

MARTINO. No, no, prima per mia moglie preghi, Iddio, o signore.

LUCIO. Giovinetto, prendi quei polli, riponili colà, e serrami questa gelosia.

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