“Diavolina” di Vittorio Bersezio

Racconto lungo, pubblicato sulla Nuova antologia di scienze, lettere ed arti, nel 1885 (Serie 3, v. 40, pp. 84-103, 301-320, 475-492, 693- 717)

Dallincipit del libro:

"Diavolina" di Vittorio Bersezio.
“Diavolina” di Vittorio Bersezio.

Diavolina

I.

Benchè fosse la sera del ricevimento settimanale, vi era ancora poca gente nel salotto della signora Persilli, quando vi entrò il buon Tommaso Rilla colla sua solita aria sbadata, il naso in su e gli occhi grigi sempre in giro a guardare attorno, senza veder mai bene ed esattamente le cose.

La padrona di casa, che lo scorse imbarazzato nella coda sterminata dell’abito d’una signora, lo chiamò a sè:

– O bravo, signor Rilla; non l’abbiamo mai più veduto; lo credevo partito. Ci ha portato il suo flauto, caro sor Tommaso? Benissimo; ci farà sentire qualche cosa.

Il giovane divenne rosso fino alla radice dei capelli, fino allo estremo lembo delle orecchie; balbettò alcune parole incomprensibili, ma che volevano essere di scusa, alla signora, di cui i suoi stivaletti avevano maltrattato lo strascico, e recò la sua sbadataggine innanzi alla poltrona, dove adagiava le sue corpulenti attrattive di quarant’anni la signora Veronica Forretto, vedova Persilli.

Colà rispose punto per punto alla fattagli interpellanza.

– Non ho più avuto il bene di vederla, perchè sono venuto due volte a casa sua, e ho sempre avuta la disgrazia di non trovarcela…

– Oh già! Se viene in que’ giorni in cui non ricevo…

– Non sono ancora partito, come vede; ma partirò domani; e questa sera appunto vengo a prendere congedo e a vedere se Lei ha ordini da darmi per Montegiglio.

– Come! Lei parte domani?… Lisa, senti, Lisa!

Una bella giovinetta di forse diciott’anni, che trovavasi poco lontano, si volse e s’accostò a quella chiamata.

Tommaso continuava imperturbabile la serie delle sue risposte.

– Non potrò farle sentir nulla col mio flauto, perchè l’ho già seppellito sotto le mie camicie nel più fondo della valigia.

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