“Gli orrori della Siberia” di Emilio Salgari

Anche questo romanzo, pubblicato nel 1900, non appartiene a nessun ciclo, ma idealmente, solo per l’ambientazione, potrebbe appartenere a un ciclo di “Avventure in Russia” insieme a “Le Aquile della Steppa”.

"Gli orrori della Siberia" di Emilio Salgari.
“Gli orrori della Siberia” di Emilio Salgari.

Dall’incipit del libro:

GLI ESILIATI

Quantunque non sia più sede del governo e sia molto decaduta dall’antico splendore, un po’ per incuria degli abitanti ed un po’ per volere dell’impero moscovita che mirava ad inalzare invece Omsk ed Irkutsk, Tobolsk è rimasta ancora una delle più importanti, delle più popolose e delle più pittoresche città della Siberia occidentale.

Situata sulla riva destra dell’Irtish, affluente dell’Obi, rimpetto al luogo dove sbocca il Tobol, signoreggia sopra la steppa circostante e si fa scorgere molto da lontano colle sue cupole ardite dipinte a vivaci colori, e col suo kremlino cinto di mura merlate.

Come tutte le città asiatiche, è divisa in due parti distinte: la città alta, che racchiude il kremlino situato ai piedi d’una roccia che s’innalza un centinaio di metri sul fiume, con un palazzo per gli agenti governativi, con caserme pei soldati e le guardie di polizia, le prigioni per gli esiliati, una cattedrale ed una chiesa secondaria; la città bassa, composta di case di meschina apparenza abitate dalla popolazione indigena, o tartara, di casipole di legno cinte da piccoli orti e di bazar coi tetti dipinti a smaglianti colori.

Sebbene sia città antica, essendo stata eretta subito dopo la conquista della Siberia, sembra assolutamente moderna. L’unico monumento che esista è un obelisco, innalzato a ricordo di Jerneak Timofcief, l’ardito etmanno dei cosacchi del Volga che nella metà del secolo XVI, alla testa di ottocentoquaranta guerrieri, debellava i tartari e gli ostiaki guidati da Kutscium, assicurando alla Russia il possesso di quella sterminata regione che dai confini dell’Europa corre fino allo stretto di Behering.

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