Ottavo volume dei diari di Angelo Brofferio.
Dall’incipit del libro:
CAPITOLO LXXVIII.
Uno sguardo sulla curia ed un altro sul foro – Servilità dei Magistrati – Il Fisco e la Polizia – La Magistratura prima del 1848 – La Magistratura dopo il 1848 – Processi contro la stampa – Ipocrisie togate per deludere l’amnistia di Genova – La Cassa Ecclesiastica e le sue cause perdute.
Poichè nell’ultimo volume ho dovuto toccare dell’indegno strapazzo che si fece della giustizia nei primi anni della restaurazione in Piemonte e della indegnissima parte che vi presero i nostri Magistrati, non voglio lasciarmi sfuggir l’occasione di proferire due libere parole sulla condizione attuale dei giudizii e sul contegno dei giudici in questi ultimi dieci anni dopo la promulgazione dello Statuto.
L’ordinamento della giustizia è una delle più capitali questioni che ai dì nostri si presentino e delle più ardue difficoltà che il governo debba affrontare; non sarà quindi fuori di proposito che pigliandomi una delle solite licenze, io anticipi alquanto sugli avvenimenti, per chiamare la pubblica attenzione sopra un argomento, del quale è tempo che si occupino seriamente il governo e il Parlamento.
In generale la pubblica opinione si è sempre mostrata e si mostra più che mai risentita e stizzosa verso gli avvocati. Mi ricordo che quando trattatasi alla Camera della enorme tassa che ora si aggrava sull’esercizio dell’avvocatura nessuno si moveva a pietà della toga. Gli avvocati di Torino pagano un’imposta dieci volte più grave di quella che pagano gli avvocati di Parigi che guadagnano venti volte di più. Poco importa: la tassa è ingiusta ma colpisce gli avvocati; dunque viva la tassa!
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