Racconto pubblicato nel 1880 sulla Nuova antologia di lettere, scienze ed arti , Serie 2 v. 20 p. 686-715.
Dall’incipit del libro:
CHI ERA SIR EVERARDO.
Non imprendo già a narrare la mia storia, sibbene un brano doloroso della storia altrui. Chi io sia e per quali vicende, dopo di aver ricevuta una discreta educazione, ruzzolando di gradino in gradino, fossi entrato al servizio particolare di un ricco inglese, non è cosa che può premere a nessuno: il mio meschino individuo scompare interamente di fronte agli avvenimenti, pur troppo, verissimi dei quali fui testimonio e di cui serberò memoria per tutta la vita.
I.
Quando entrai al servizio di sir Everardo Hughes di Glenarvan egli stava sul punto di unirsi alla nobile signorina Ginevra X, figlia unica di un ricchissimo patrizio ligure. La giovinetta era un angelo di bellezza e innamoratissima di sir Everardo, il mio futuro padrone.
Si erano incontrati ai bagni di Livorno ove, in quell’anno, la signorina Ginevra era stata l’oggetto della generale ammirazione: fra i suoi ammiratori più ardenti doveva noverarsi sir Hughes, il quale aveva riportato la palma sui suoi rivali grazie al suo bello aspetto, alle sue maniere aristocratiche, e allo spirito soprafino che possedeva. Il padre della giovinetta aveva approvato facilmente quella scelta che gli dava per genero l’ultimo discendente di una gran famiglia inglese, e nello stesso tempo, un uomo pratico che si era nobilmente acquistate le ricchezze possedute col proprio lavoro.
Bramando entrare al servizio di sir Everardo, nessuno si sorprenderà che io abbia cominciato coll’informarmi di lui; l’uomo che lo serviva come segretario, maggiordomo ed anche cameriere di confidenza, era morto improvvisamente; io ambivo quel posto, e cercai di pormi in grado di giudicare se mi poteva convenire.
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