Raccolta di 10 racconti pubblicata nel 1893.
Dall’incipit del libro:
LA CODA DELLA GATTA
Don Paolo era ormai il più valente medico di Reggio di Calabria; ed anche se valente non era, come sostenevano i suoi colleghi giovani, certo era quello che aveva clienti in maggior numero, in special modo tra le famiglie principali del paese.
Quantunque fosse vecchio, e avesse l’abito quasi sempre sudicio, e la cravatta nera, avvolta al collo in molte ritorte con antico costume, gli fosse ormai divenuta rossigna e logora, nondimeno egli aveva sempre d’attorno un nugolo di signorine. Esse gli facevano mille scherzi birichini; ed erano lusingate dal modo con cui li accoglieva, ricambiandoli con curiosità paterne e celie castamente piccanti da vecchierello ardito. Per ciò, se le signorine erano ammalate volevano il medico vecchio, col quale avevano meno ritrosie; e le mamme erano contente della saggezza delle figliuole, e la clientela di don Paolo cresceva.
Ma i medici giovani, da poco venuti da Napoli con tanto di diploma, crepavano di rabbia, e sostenevano che don Paolo aveva avuto la laurea per intrighi, illo tempore, quando bastava essere, come lui, fedelissimi servitori di casa Borbone ed avere cinquecento ducati da spendere. A loro dire, egli non aveva mai visto notomizzare un cadavere, nè leggeva mai un libro nuovo, nè comprava una nuova macchina; ma stava ancora alla dieta ed all’olio di ricini, e solo da poco aveva smesso, per pudore, di far salassare la gente come cavalli; era una bestia insomma. E lo aveva dimostrato pubblicamente quando, eletto assessore, non aveva saputo mettere insieme quattro parole, per dire al consiglio comunale le sue idee, tra cui era quella di far tornare la città all’età dell’oro, abolendo i lumi a gaz, la dote del teatro, e la banda musicale.
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