“Il Cacciatore di Pantere” di Francesco Cazzamini Mussi

Francesco Cazzamini Mussi, è stato uno scrittore, poeta e critico letterario italiano (18 aprile 1888 – 1° aprile 1952). Quest’anno le sue opere sono diventate di pubblico dominio.

Scrisse anche con lo pseudonimo Francesco Margaritis.

Questo romanzo di avventure simil salgariano è stato pubblicato nel 1904 con lo pseudonimo F. Margaritis.

Dall’incipit del libro:

"Il Cacciatore di Pantere" di Francesco Cazzamini Mussi.
“Il Cacciatore di Pantere” di Francesco Cazzamini Mussi.

CAPITOLO PRIMO.
Il Quindici Luglio 18…

Il 15 luglio 18…, sul tramontare dell’astro diurno, un drappello di cavalieri, dall’aspetto feroce, correva a briglia sciolta verso i Cristallini, monti principali della grande isola del Borneo, parte posseduta dagli inglesi, parte dagli Olandesi. Innanzi, piantato fieramente sul suo destriero, un focoso morello, che pare abbia i garretti d’acciaio, galoppa un giovane dall’aspetto sinistro. Tratto, tratto ficca gli sproni nei fianchi del cavallo che, nitrendo pel dolore, accelera sempre più la corsa. I suoi compagni, senza dir parola, lo seguono e sferzano a sangue le cavalcature. Corrono, come demoni scatenati dall’inferno, tutto spezzando sul loro cammino.

Il giovane, che sembra il capo del piccolo nucleo, indossa un abito all’europea d’una certa eleganza. Stupende poi sono le sue armi, più d’ogni altro indumento, apprezzate appo i popoli orientali; un superbo kriss malese, dalla lama serpeggiante, gli pende dalla cintola, ed una carabina è appesa all’arcione.

I suoi seguaci, armati al pari del loro duce, differiscono da lui, nel solo vestire, essendo quasi tutti seminudi.

Galoppano da circa un’ora, quando il giovane, si volta bruscamente verso il più attempato di essi e gli domanda:

«Dimmi, Kot, credi tu ch’arriveremo fra una settimana?»

«Se tutto ci asseconda, come finora, lo spero» risponde questi.

«Ho dei tristi presentimenti, esclama l’altro. Anni or sono, una maga mi predisse, che sarei stato un derelitto, e su di me sarebbero cadute diecimila disgrazie.»

«Fiabe, padroncino!»

«Chissà! Anche mio padre credeva alle profezie, e n’ebbe ben d’onde!»

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