Romanzo del 1907.
Dall’incipit del libro:
L’URAGANO
– Ohe, ragazzi! Altro che balene! Sono i ribbon-fish che vengono a galla. Brutto segno, amici!…
– Voi brontolate sempre, bosmano – disse la voce quasi infantile d’un mozzo.
– Che ne sai tu dell’Oceano Pacifico e delle sue isole, ragazzaccio, che hai finito di poppare appena qualche mese fa?
– No, bosmano, ho sedici anni suonati, e sono figlio d’un marinaio.
– Sì, d’acqua dolce forse. Scommetterei che non è mai uscito dal porto di Valdivia e che non sapeva guidare nemmeno una balsa tuo padre.
– Era un cileno come voi, bosmano.
– Ma non un marinaio come me, che ho quarantasette anni di navigazione.
– Vi dico che…
– Rayo de sol, basta! – urlò il bosmano. – Tu ti vuoi burlare di me, Emanuel!… Sai come pesano le mie mani? No? Te le forò provare, se continui.
– Siete troppo irascibile, bosmano.
– Smettila, mozo cocido (ragazzo pauroso).
– Oh! Bosmano, questo è troppo. Avete torto a trattarmi così.
– Chiquiyo! (monello).
– Oh no! Sono un mozo mui cruo (ragazzo forte e coraggioso).
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