“Il tesoro” di Grazia Deledda

Romanzo pubblicato nel 1896.

"Il tesoro" di Grazia Deledda.
“Il tesoro” di Grazia Deledda.

Dall’incipit del libro:

I.

Viveva a Nuoro di Sardegna, verso la fine d’aprile del 1886, un uomo chiamato Salvatore Brindis, soprannominato Cane Ruju. Aveva circa cinquant’anni; era alto, corpulento, con barba folta e grigia, faccia rossa e occhi assai strani, torvi, iniettati di sangue, che a momenti, divenuti limpidi e quasi dolci, si rassomigliavano a quelli di un cane intelligente; e forse a quegli occhi e al suo colorito sanguigno Salvatore Brindis doveva il suo soprannome.

Da tutta la sua grossa persona spirava un’aria di prepotenza, di forza e di volontà; sul petto largo e robusto il velluto turchino del giubbone aderiva in modo da disegnare tutte le linee, e una cintura di pelle nera adorna di rozzi ricami, come usano i paesani nuoresi, stringeva fortemente il suo corpo poderoso.

Salvatore Brindis apparteneva alla razza dei principali; possedeva bestiame, la casa dove abitava, una tanca nella montagna, un vasto terreno chiuso, con elci e pascoli estivi, e un podere nella valle, ed anche un cavallo famoso, grasso e robusto come il padrone. Le rendite gli permettevano di viver né bene né male, ma siccome egli preferiva viver bene, aveva anche debiti molto fastidiosi, pasture non pagate e una cambiale nella Banca Agricola.

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