“Il trovatore” di Guglielmo Folliero De Luna

Dramma in quattro quadri in una edizione del 1858.

Dall’incipit del libro:

"Il trovatore" di Guglielmo Folliero De Luna.
“Il trovatore” di Guglielmo Folliero De Luna.

QUADRO PRIMO
I Rivali.

Delizioso giardino, in mezzo colossale statua marmorea praticabile nel suo piedistallo da porta segreta. Sul lato dritto scala che mena al castello, sulla manca nel fondo ripa di un fiume.

SCENA I.

Manrico e Ruiz dal fondo circospetti.

RUIZ. Dunque vieni per forza a metterti nelle mani de’ nostri persecutori?

MANRICO. Vengo a vedere Eleonora.

RUIZ. Donna fatale! ella sarà ragione della tua perdita e della nostra rovina: tu il più saldo sostegno delle armi di Urgel, tu per uno sconsigliato amore affronti!…

MANRICO. Il ceppo! Ma sai tu ch’io l’amo quella donna? e sai tu che questo amore quanto più contrastato tanto più sorge gigante nel mio cuore!

RUIZ. Manrico, e la tua gloria?

MANRICO. Gloria dicesti? e gloria è forse versar sangue cittadino da ferro fraterno!

RUIZ. Eppure i tuoi detti contrastano con le tue gesta. 5

MANRICO. È vero: tu mi presenti al pensiero la mia vita, che ancor verde d’etade ha empiuta la Spagna di rinomanza. Io misero trovatore, dolce cantore delle gesta di eroi, ad ogni carme che profferiva il mio genio, sentiva avvamparmi il cuore del sublime istinto della imitazione. Lasciai negletto il liuto, cinsi una spada, e difesi le parti che credei più deboli: Capitan di ventura mi dissi, e anelante d’un nome ad alte imprese mi cimentai. I destini d’Urgel per me si rinfrancarono… eppure io combattea senza odio chè solo in questa terra ho conosciuto questo velenoso sentimento!

RUIZ. Che mai rammenti?

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