“Il verde” di Francesco Dall’Ongaro

Racconto lungo, pubblicato, nel 1869, sulla Nuova antologia di scienze, lettere ed arti, Serie 1, v. 11, pp. 727-762.

Dall’incipit del libro:

"Il verde" di Francesco Dall'Ongaro.
“Il verde” di Francesco Dall’Ongaro.

Francesco Dall’Ongaro.
Il verde.

I.
FIRENZE NUOVA.

Chi tornasse oggi a Firenze dopo qualche anno di assenza, se non è quel perpetuo lodator del passato, di cui parla Orazio, dovrebbe confessare che la legge del progresso si compie anche nella felice valle dell’Arno.

Questi Vandali, questi Beduini che c’invadono da’ quattro venti, non hanno fatto gran male nè all’arte nè alla natura.

Quanto all’arte, molti palazzi rintonacati di calce e tramutati in case senza nome, vanno riprendendo a poco a poco l’antico aspetto. La stretta finestrina mal riparata dall’angusta impannata, si sfonda ad un tratto sotto la martellina del muratore, e lascia scorgere l’arco antico, ora pieno, ora acuto, ora evaso, secondo amavano i nostri vecchi non ancora credenti all’infallibilità di Vitruvio. Avviene dell’architettura ciò che da qualche anno avveniva degli affreschi di Simon Memmi e di Giotto, ai quali il Vasari e compagni avevano dato di bianco, per sostituire ai miracoli di San Giovan Gualberto i fasti medicei, o i capricci di una sguajata mitologia, che non compensa dell’altra.

Le vie si vanno allargando, ed anche allineando cedendo alla tirannia del traguardo: ma nessuna casa storica è caduta ch’io sappia, e nessun monumento è sparito, nè anche le immonde gallerie del Mercato, nè anche la colonna infame del Trebbio, monumento della pietà de’ nostri maggiori!

Nessun monumento è dunque caduto, e quanto al Mercato, il Mengoni saprà innestare, speriamo, il nuovo all’antico per modo che l’igiene e la civiltà trionfino senza danno dell’arte.

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