“Ivan il rosso” di Vittorio Imbriani

Testo stampato a cura dell’autore, nel 1895, in 100 copie, rinvenuto nella Biblioteca della Fondazione Benedetto Croce in un volume Miscellanea, che raccoglie articoli vari, pubblicati fra il 1870 e il 1880.

"Ivan il rosso" di Vittorio Imbriani.
“Ivan il rosso” di Vittorio Imbriani.

Dall’incipit del libro:

IVAN IL ROSSO

Avevo 21 anni quando ritornai a Napoli. Ero stato in Francia, in Svizzera, in Germania, avevo approfondito le nuove teorie filosofiche di Hegel e mi sentivo pronto a combattere per le mie idee. Ero pronto a sostenerle anche con la spada e il fucile, e ad andare in battaglia per esse. I duelli non mi bastavano più.

Napoli, appena liberata dai Borboni, restava un centro di alta cultura giuridica e letteraria, ed offriva grandi possibilità ad un giovane di genio come me. Il cognome Imbriani era ben noto in città e potevo contare sull’appoggio della mia famiglia naturale e della grande famiglia della Massoneria.

Subito iniziai la mia carriera universitaria, ma, essendo giovane, frequentai anche il mondo degli studenti. Non tutti potevano seguire corsi dell’U niversità di Napoli e molti si rivolgevano alle numerose scuole private. Se buone o cattive, era questione di fortuna.

Mi guidò, in certi ambienti studenteschi, Francesco Mastriani, proprio allora venuto ad abitare in via Montana, non lontano dalla mia dimora, il quale stava documentandosi per il suo nuovo romanzo, I Vermi. Assieme a lui ci recavamo nei Quartieri Spagnoli in quelle taverne in cui gli studenti, che disponevano di una delle nuove monete da due tornesi, potevano mangiare una pizza con una pennellata di pomodoro, o bere una tazza di caldo brodo di trippa.

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