Due racconti pubblicati in un piccolo libricino di 14 pagine nel 1867, estratti dal giornale Letture di Famiglia, dello stesso anno.
Dall’incipit del libro:
I.
I piccoli infermi.
Io me ne stava con una mia compagna presso ad un infermo cui avversa fortuna aveva costretto a giacersi nello spedale di S. Maria Nuova, quando i miei orecchi furono colpiti da un suono che mi scosse per meraviglia. Guardai in viso l’amica mia, la quale intenta e sorpresa più di me, vagamente domandava: Chi canta? – È Paolino che canta –, replicò l’ammalato a noi, già rivolte dalla parte ove muoveva la voce, e dove scorgemmo un fanciullo, magro, sparuto, che giaceva e cantava.
Negli spedali non si conoscono cerimonie, accostatevi ad un infermo, fate un atto di compassione, e basta per attaccar discorso ed essere amici. Così fattami vicino al ragazzo, senz’altro gli dissi: – Si sta allegri eh! – Lo credo, rispose il fanciullo, spalancando i suoi occhi nerissimi, sto meglio oggi! – ed io, continuando: – O che male hai? – Ho avuto male ad una gamba, ma ora non l’ho più. – Sei dunque guarito, ti levi? – Non mi levo perchè dove mi tagliarono ci ho sempre la ferita, ma di questa si guarisce. – Ti tagliarono! chi sa quanto soffristi, poverino! – La si figuri! ma piuttosto che morire, stetti agli ordini, e ora sto benino e torno a casa. – Dove l’hai la casa? – Dal mi’ babbo fuor di porta a San Gallo. – O la mamma non l’hai? – No, ho il babbo solamente, ma gli è tanto buono e tanto bravo! e’ fa il giardiniere. – Viene a vederti? – Sicuro! tutte le settimane e’ viene, e domenica mi porta via con sè.
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