“La città che ride” di Angelo Bertoli

Racconto pubblicato nel 1937.

Dall’incipit del libro:

"La città che ride" di Angelo Bertoli.
“La città che ride” di Angelo Bertoli.

LA CITTÀ CHE RIDE

Si rileva nel sol l’anima mia.
G. CARDUCCI

Quattro amici scapoli che ormai trottavano verso la quarantina, dimoranti in vari capoluoghi, per festeggiare il loro quindicesimo anno di laurea si diedero convegno anni or sono nella cittadina che vide i natali di uno di essi. Due avvocati, un medico e un dottore in lettere.

Si era allora nell’anteguerra, quando cioè la crisi economica non disseccava nel mondo intero le fonti del riso e si poteva concedersi il lusso di ricomporre per poche ore una brigatella e trascorrere così una serata tra goliardici ricordi e reciproche confidenze.

Nella saletta riservata d’un ristorante fu servita la cena. Saltò naturalmente lo stappo di parecchie bottiglie, e di lì zampillò una vena che fece scivolar presto i commensali in discorsi grassocci.

Messi su quella china, s’invitò l’uomo di lettere, nativo del sito, a contarne qualcuna delle sue, lui che ne aveva tante in serbo anche pel fatto che si era dato al giornalismo anzichè all’insegnamento. Come pubblicista, e veramente capocronista d’un autorevole quotidiano, si era rivelato per una singolare attitudine alle amplificazioni più colorite del mestiere. Il suo dire riusciva interessante per varietà di casi e levità di tòcco, specie se l’argomento presentava scabrosità….

Epperò ecco il racconto del giornalista che fu come il coronamento di quel simposio.

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