“La mendicante di Napoli” di Guglielmo Folliero De Luna

Ero indeciso se pubblicare o no questo ebook per i seguenti motivi: il titolo recita “dramma storico in sei quadri”: i quadri sono quattro; ho la sensazione che manchi, almeno, mezza pagina, alla fine del testo, ma su tre edizioni che ho trovato online (diverse fra loro) non ho trovato differenze, sono tutte uguali, finiscono nello stesso modo.

Alla fine ho deciso di pubblicare ugualmente il libro. Se ci saranno sviluppi nel comprendere se il testo è incompleto o no, seguiranno aggiornamenti.

Cominciamo…

Dramma storico in quattro quadri in una edizione del 1858:

Dall’incipit del libro:

"La mendicante di Napoli" di Guglielmo Folliero De Luna.
“La mendicante di Napoli” di Guglielmo Folliero De Luna.

QUADRO PRIMO
La morte d’un padre di famiglia.

SCENA I.

Camera rozza, poche suppellettili dimostrano la massima indigenza.

Giulia, poi Gigia.

GIULIA. Un altro giorno è spuntato! Ben cento, e cento ne son trascorsi dacchè il mio consorte giace vittima di fierissimo morbo. Egli è là disteso sul letto del dolore. La figlia nostra, la mia diletta Gigia prega genuflessa al suo fianco… Povera figlia mia! Amore ti sorride, mentre io stessa deggio infrangere un nodo che t’avrebbe fatta felice! E il mio Carletto?… egli scorre avidamente quel libro lusingando la fame!… Spaventevole miseria! L’indefesso lavoro non basta a riparare i più urgenti bisogni… non basta neppure!… Eterno Iddio! la punizione del fallo mio è sublime come la tua giustizia!

GIGIA. Madre mia, i tuoi occhi sono gonfi di lagrime?

GIULIA. Gigia, mia cara figlia, teco il fingere è vano, il male che tormenta tuo padre ha esaurito ogni nostra risorsa.

GIGIA. Pur troppo!

GIULIA. Oggi sarà il secondo giorno che non avremo di che sollevarlo, che a noi stessi mancherà il pane!

GIGIA. Madre mia, confidiamo nella Provvidenza.

GIULIA. Io non ne ho mai diffidato; ma sento pur troppo aggravarsi su noi l’ira del Cielo.

GIGIA. Che dite mai?

GIULIA. S’io fossi sola a restarne vittima sarei più rassegnata, ma il mio consorte! e s’ei perisce, i figli miei!… Che ne sarà dei miei figli!…

GIGIA. Madre, perchè funestarvi in tal modo? Nelle nostre sventure il Cielo ci ha mandato un amico…

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