Farsa in un atto pubblicata, nel 1858, nel terzo volume delle opere dell’avvocato Tommaso gherardi Del Testa.
Dall’incipit del libro:
ATTO UNICO.
SCENA I.
ERMANZIA, e BENEDETTO che sta scrivendo ad un tavolino.
ERMANZIA. (seduta all’altro tavolino lavorando) Insomma, ve lo dico, questo è troppo! Neppur nell’ultime sere di carnevale un po’ di divertimento.
BENEDETTO. Per tuo bene, mia cara. Le mogli saggie stanno a casa, lavorano, badano all’economia domestica, ai figli…..
ERMANZIA. Ma io non ho figli.
BENEDETTO. Ciò che non è, può essere. Quattro, e quattro
otto, e quattro dodici. (contando)
ERMANZIA. Ma io non ho preso marito per far la muffa in
casa. Vi ho portato una dote, ed ho diritto…..
BENEDETTO. Le donne non hanno diritti, mia cara. Due via otto sedici, e quattro venti.
ERMANZIA. Voi mi volete far morir tisica, ma non ci riuscirete.
BENEDETTO. In questo mese trovo che la spesa è aumentata….. ciò non va bene….. bisogna economizzare.
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