“La riscossa” di Gabriele D’Annunzio

Raccolta di 10 orazioni guerresche che D’Annunzio tenne al fronte tra novembre 1917 e maggio 1918, pubblicata nel 1918.

"La riscossa" di Gabriele D'Annunzio.
“La riscossa” di Gabriele D’Annunzio.

Dall’incipit del libro:

ALLA GUARDIA DEL PIAVE.

Combattenti, compagni, or è un anno, per Ognissanti, pel dì dei Morti, noi cantavamo a squarciagola su pel dosso del Veliki disperato. Vi sovviene? Un canto che non poteva essere interrotto se non dalla folgore.

Più forte che l’anelito della corsa era il giubilo dei petti. Tutto l’uomo era un grido e una vampa: un fuoco nel fuoco, una rapina nella rapina, a volo su per gli imbuti aperti dagli scoppii, a volo sotto lo scroscio del ferro e del sasso, a volo di là dal comando e di là dalla mèta.

V’era innanzi a tutti una bandiera, ma ogni carne era un lembo del tricolore palpitante. Il verde il bianco il rosso ricoprivano tutto il monte, e anche l’altra altura da prendere, immensi. Ve ne ricordate?

Ora siamo qui fermi.

La pietra cruda del Carso non ci vacilla sotto il piede; ma abbiamo il piede nella dolce terra, abbiamo il tallone nella sostanza della patria pura, che è più viva della nostra carne stessa, più cara del nostro cuore stesso e del cuore di tutti i nostri cari.

Siamo qui fermi, compagni. Stampiamo di noi una riva disperata.

Ebbene io vi dico che molto più di quella corsa senz’orme, che infinitamente più di quella vertigine d’assalto su per quel monte ignudo è gloriosa questa fermezza senza crollo di contro all’invasore.

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