“L’Angela de’ Mulini” di Orazio Grandi

Racconto pubblicato sulla Nuova antologia di scienze, lettere ed arti , Serie 3 v. 34 (1891) pp. 79-89

"L'Angela de' Mulini" di Orazio Grandi.
“L’Angela de’ Mulini” di Orazio Grandi.

Dall’incipit del libro:

L’Angela de’ Mulini

Giù per la scesa ripida delle vigne, tra le querci, che sapean tante storie, quanti nidi di filinguelli e d’avèrle aveano avuto tra le foglie, scendeva il vescovo in calesse; e dietro era il branchetto de’ preti, dal proposto al cappellano del Carmine, mentre le piccole campane lanciavano, di là dalla Nievole, la vocina pettegola su per la poggiata, chiamando. La croce del campanile brillava sotto la sferza diagonale del sole, e le macchie d’ontani, sopra, e i cipressi d’intorno, davano alla chiesetta bianca l’aspetto di conchiglia marina. Il ponte si cominciava a perder nell’ombra; delle fornaci s’intravedean le tettoie di mattoni rossi, infocati; e più là, le gore placidamente perfide de’ mulini, rispecchianti il canneto, dietro gli stanzoni delle macine, che in quel giorno posavano.

La chiesetta era illuminata e stipata: fuori, il curato, impaziente, toglieva i nastri dalla fronte de’ ragazzi, cresimati alla propositura; e sul sagrato erboso gruppi di contadini ciarlavano.

– Passerà la Nievole?… Verrà di per la viottola?

Veniva, di per la viottola curva, infatti. Più lunga, ma più sicura.

Cinque o sei giovinetti, in ciarpe accese e camicie di bucato, aocchiavano con aria di pretesa un crocchio di ragazze, all’angolo del muro, sopra al bottaccio.

Ci pareva un mazzetto di fiori campestri, dal colore acceso del trifoglio al pallidone della madreselva.

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