Romanzo breve pubblicato nel 1878.
Dall’incipit del libro:
I. I due eredi del conte di Morinzano.
Cominciava il carnevale del 1816. In casa della vedova baronessa Sergianni, la quale abitava nel palazzo d’un suo fratello avvocato sul Lungarno in Firenze, davasi un gran ballo in maschera.
La baronessa, non dando ascolto nè ai consigli nè ai rimproveri del fratello, da qualche tempo andava struggendo in feste gli avanzi di un meschino peculio lasciatole da un suo zio; sperando in tal modo di assicurare allo splendore dei doppieri l’avvenire di sua figlia, e quindi luminosamente ritirarsi dal mondo elegante in cui aveva menata una vita bastantemente tempestosa per galanti avventure. I suoi sessant’anni che avevanle gittato un pugno di cenere sui capelli (per cui ella vedevasi costretta a ritingerli in biondo oscuro con accuratezza indicibile), l’avevano avvisata essere ormai scoccata l’ora di ritirarsi dalla grande scena; ed essa pensava di farlo in buon punto, come quelle celebrità artistiche che abbandonano il campo dei loro trionfi, non appena l’astro dei loro reali o effimeri pregi incominci ad impallidire accennando al tramonto. Essa dunque aveva risoluto di assicurare prima la sorte della sua figlia Clarissa, indi allontanarsi da Firenze dopo aver visto calata la tela del…
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