“Laocoonte” di Gotthold Ephraim Lessing

"Laocoonte" di Gotthold Ephraim Lessing.
“Laocoonte” di Gotthold Ephraim Lessing.

Saggio scritto nel 1766.

Dall’incipit del libro:

L’EDITORE

Il Laocoonte di Lessing appena fu pubblicato l’ebbero a sommo pregio gli uomini di lettere e gli artisti; poiché porge i più savii precetti nel giudicare il bello ovunque si trovi o in natura o nelle opere d’arte. È libro che dopo tanta copia di scrittori d’estetica, tiensi sempre a sommo pregio, ed è desiderato da tutti coloro che amano erudirsi nella filosofia del bello. Siccome esso è tradotto in tutte le lingue Europee, e solo ne mancava una versione Italiana; essendone venuta alle mani la presente che ne parve assai accurata e tersa, e corrispondere molto bene alla grafia, con cui l’opera è scritta sull’originale; ne parve operar cosa accetta nel pubblicarla. Possano le nostre cure essere gradite a tutti quelli cui le consacriamo.

LAOCOONTE

I.

Il carattere generale e distintivo dei capi d’opera greci in pittura ed in scultura, sta, secondo il Vinckelmann, in una nobile semplicità in una grandiosità tranquilla d’atteggiamento e di espressione. In quella guisa, dic’egli che il mare è tutto calma ne’ suoi gorghi profondi per quanto ne sia agitata la superficie, così nelle figure greche fra il tumulto delle passioni, là vi scorgi tuttavia un’anima grande.

Un’anima così fatta è dipinta sul volto del Laocoonte (e non solamente sul volto) in mezzo ai più terribili patimenti e lo spasimo che traspare da tutti i tendini e dai muscoli, e che la penosa contrazione del petto, ci fa quasi sentire, senza pur considerare né il volto né le altre parti, questo spasimo, io dico, non è segnato da alcuna espressione di rabbia. Né vi si ascolta punto quello spaventevole, grido del

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