Raccolta di 16 racconti pubblicata nel 1885.
Dall’incipit del libro:
FILOSOFIA CONIUGALE
No, no, Francesco Lisanti non era propriamente nato per il faticoso mestiere del falegname. Aveva il corpo troppo gracile e la lena troppo corta. Le membra gli si spossavano subito, maneggiando l’ascia; il fiato gli mancava, spingendo per un momento in su e in giù la sega. Durante l’estate, era una pietà il vederlo sudare come un Cristo miracoloso, a grossi goccioloni; durante l’inverno, soffriva orribilmente per il freddo, le dita gli si rattrappivano con una facilità straordinaria, e gli strumenti gli cadevano addirittura di mano. In estate come in inverno, preferiva ad ogni altra cosa il mangiare, il bere e lo starsene sdraiato dormicchiando all’ombra o al sole.
Per molti anni, Francesco aveva frequentato più le sacrestie che la bottega. Non si può dire che fosse divoto; aveva però una grande inclinazione per le feste e per le pompe della chiesa, amava l’odore dell’incenso e il suono degli organi, vestiva e svestiva i preti, serviva le messe, cantava il pangelingua e le litanie, portava la cappa e la croce o lo stendardo, nelle processioni.
In ricompensa, i sacrestani gli permettevano di prendere i mozziconi delle candele; i preti gli regalavano le sgocciolature del caffè o della cioccolata ch’erano soliti a bere dopo la messa.
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