“L’ultima soglia” di Nicola Moscardelli

Romanzo del 1920.

"L'ultima soglia" di Nicola Moscardelli.
“L’ultima soglia” di Nicola Moscardelli.

Dall’incipit del libro:

GLI SPETTRI

Sebastiano Melampo risalì le scale, e si trovò di nuovo nella sua stanza bassa, all’ultimo piano, come in una cabina affittata nel grande transatlantico della città, sempre pronto per partire e sempre fermo.

Lì le sue carte, lì i suoi libri, ed all’intorno, forse, visibili ed intoccabili come le ombre, le sue speranze.

In un grande specchio, che non serbava nulla di suo, perché troppe facce vi s’erano posate affrettatamente lambendone appena il pallore, un po’ di lume ancora, come un riflesso in fondo ad un lago, s’attardava. Nell’interno della casa, silenzio. Ma i battiti del suo cuore davano più rumore che tutto il frastuono che saliva a ondate dalla strada impazzita. A volte il fracasso era tanto forte e improvviso che l’impiantito ballava; e allora pareva davvero che la stanza minuscola e fragile partisse con tutta la casa, con tutta la città, per un viaggio sconosciuto, incontro alla notte, forse, che accampava alle porte, carica di altri venti venuti da altri climi.

Sebastiano Melampo per poco restò nell’attitudine stanca che dànno i pensieri quando s’affollano muti sulla soglia della mente. Ma si ricompose subito e stette in ascolto. Lo specchio, alto, silenzioso come uno spettro, mutava colore sotto il tocco d’invisibili mani protese dall’al di là dei vetri. Il cielo s’insinuava nella opacità della lastra bianca, come un soffio d’eternità nella caducità della materia.

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