Commedia in tre atti in una edizione del 1835.
Dall’incipit del libro:
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA.
Giardino con due pergolati.
ODOARDO passeggiando con un libro in mano, VITTORINA intrecciando un mazzetto di fiori.
ODOARDO. Che massime! che sentenze… Benedetto Leibnitz!
VITTORINA. Che cosa dice Leibnitz? (sorridendo)
ODOARDO. Ascolta (leggendo) «Questo mondo è il migliore possibile di tutti i mondi. L’armonia delle cose è infinita ed immutabile. Ciò che il volgo chiama dolore, non è che una causa, o un effetto del piacere. Tutto per il meglio». Che chiarezza! che verità!
VITTORINA. A meraviglia. Ma pure con tutto il rispetto al signor Leibnitz, mi pare che un esiliato, un prigioniero, un febbricitante non abbiano gran fatto a lodarsi di questo felicissimo mondo.
ODOARDO. E perchè no? Colui che vive in esilio, ha forse evitato qualche maggior disgrazia, che lo avrebbe colto nella sua patria; colui che langue nel carcere, avrebbe forse commesso qualche più grave delitto, se fosse stato in libertà; colui che giace in letto colla febbre, acquisterà forse dalla sua malattia nuovo vigore, e più florida salute…
VITTORINA. E se viene a morire?
ODOARDO. Tanto meglio. La vita era per lui un peso, di cui morendo si è liberato.
Scarica il libro: